Ringraziando tutti quelli che fino ad oggi hanno seguito questo blog, informo che è in corso un reindirizzamento, sempre su blogger, esattamente quì: http://visionesospesa.blogspot.com/
Non tutti gli articoli però verranno trasferiti; per gli appassionati delle "cinevisioni di genere", i post all'interno della sezione Cultzone rimarranno ancora su questa sede. Naturalmente il nome del blog verrà cambiato in Cultzone, ma il link per accedervi sarà sempre lo stesso
Giappone
1977
87 minuti
colore
1.33:1
Vero e proprio delirio pop-psichedelico degli anni '70. Allucinato e allucinante. Insensato e stupido fino al midollo per quanto concerne la sceneggiatura, ma potentemente ipnotico ed affascinante sotto l'aspetto visivo, che ne fa il suo vero punto di forza e che resta, chiariamolo subito, l'unico, incontestabile motivo per cui Hausu meriti la visione.
Parte come una strampalata commediola per teen-ager, con un gruppo di giapponesine urlanti a far da protagoniste. Quando una di loro scopre che il padre vuole risposarsi, rinuncia alla vacanza estiva già programmata e decide di passare con le amiche, qualche giorno nella "hausu" di una sua zia che non vedeva da anni. Peccato che quest'ultima in realtà sia una sorta di strega (che rivive per poter rincontrare un giorno il suo fidanzato, disperso durante la Seconda Guerra Mondiale) intenzionata a cibarsi delle scanzonate giovincelle...
Per più di una mezz'ora abbondante non succede praticamente nulla! A meno che qualcuno non si diverta guardando 6 ragazzine tutte salti e urla che escono dalla scuola, fanno commentini sui professori e partono per un lungo viaggio in direzione di quella Hausu che, verso metà film, diventerà una micidiale trappola infernale affamata di carne umana dove pianoforti carnivori, arti amputati che volano, scheletri danzanti, disegni che si animano, armadi sanguinanti e gatti sputasangue si fondono con gli esuberanti e lisergici virtuosismi di macchina diretti con grandissima maestria da Obayashi (autore proveniente dagli spot pubblicitari), ralenty, stop-motion, colorazioni in tinte acide... e mai come in questo film quello che conta sono esclusivamente le immagini.
Puro stile slapstick, pura psichedelic-art!
Da culto il gatto Fiocco di Neve, vero "attore" del film!
Da dimenticare invece la stupida canzoncina che suona per tutta la durata, una delle cose più odiose abbia mai sentite.
Italia
1975
92 minuti
colore
1.85:1
Thriller atipico nel panorama del cinema di genere italiano degli anni '70.
Florinda Bolkan interpreta la parte di Alice, una traduttrice ossessionata da un incubo ricorrente in cui vede un astronauta che viene abbandonato sul suolo lunare a causa di un misterioso esperimento. Durante il film veniamo a sapere che l'incubo di Alice altri non è che un film di fantascienza intitolato "Orme sulla Luna" e che ella vide da piccola restandone traumatizzata. Dopo aver ritrovato in camera sua una foto strappata raffigurante una località (Garma) in un non meglio identificato Stato Arabo, nella sua mente cominciano a riaffiorare dei flash di un passato recente che la convincono a partire. A Garma Alice scopre di essere già stata lì, ma tutti la conoscono come Nicole, in più la donna, comincia a sospettare che un'organizzazione (con a capo uno stralunato Klaus Kinski) stia tramando contro di lei... Cinema mentale e psicologico, di difficile catalogazione esclusivamente nel genere.
Le Orme, tratto da un romanzo di Mario Fenelli (Las Huellas), per il suo stile ed il ritmo (un pò troppo lento a dire il vero, nella parte centrale), lo rende accostabile anche all'arthouse. La fantascienza in questo film è solamente un pretesto, viene usata come sfondo onirico per addentrarsi in realtà nella psiche frammentata della protagonista. La mente viene solcata dalle Orme dei due astronauti (psichiatri), che condurranno Alice/Nicole direttamente verso il tunnel della follia, in uno dei più allucinanti e migliori finali del cinema italiano di quel periodo, grazie all'ottima fotografia dai toni azzurri realizzata da Vittorio Storaro.
PEDRO PIRES
Canada
2009
8 minuti
color
2.35:1
"Il cammino intimo di un corpo dopo la sua morte!"
"Per un pò di tempo dopo la morte, noi ci pensiamo completamente inerti. In realtà il nostro corpo è animato, esso si esprime e si agita in un macabro balletto finale."
Questa la sintesi e l'essenza di Danse Macabre, stupendo e inquietante short film che ci arriva direttamente dal Canada, nato da un idea di Robert Lepage e diretto da Pedro Pires. Proiettato in svariati Festivals tra cui il TIFF (Toronto International Film Festival), Danse Macabre ricorda moltissimo per il tema trattato (la morte) i primi lavori dello spagnolo Nacho Cerdà, soprattutto il suo film di culto Aftermath (1994), vero e puro esempio di "splatter d'autore". In quel film, il corpo dopo la morte diventava solamente un oggetto da "usare", non c'era un'anima e l'unico momento di "spiritualità" s'intravede nella sequenza della collanina con il crocifisso data in mano ai genitori. Danse Macabre ci mostra invece un corpo che anche dopo la sua morte fisica, continua a vivere e a muoversi, danzare all'interno di una bara (mentre frammenti di una vita passata passano davanti agli occhi), o piangere durante l'autopsia.. E nemmeno il momento della cremazione finale, sembra spegnere definitivamente quella luce (la fiamma) che continua a sopravvivere. Per il resto le analogie con Aftermath si notano soprattutto nei dettagli (lo scolo del lavabo, il getto d'acqua), e l'ambientazione centrale (la sala delle autopsie).
Il film è stato realizzato in due versioni, una da 6 minuti circa, che è quella che si può visionare su youtube e un'altra, al momento introvabile, che dura circa 8 minuti, ed è quella che si è vista alle proiezioni.
Il regista Pedro Pires è uno stretto collaboratore di Robert Lepage e ha lavorato con Francois Girard nel film Il Violino Rosso.