30.1.12

THE GARDEN OF EARTHLY DELIGHTS


Uk, Italia, Polonia
2004
108 minuti
colore
1.85:1 

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A mio avviso Lech Majwski è attualmente uno dei migliori artisti a 360° della scena d'avanguardia polacca, ed è indubbiamente colui che più di ogni altro ha contribuito a far riemergere dalle ceneri il movimento surrealista. Con Glass Lips (2007) e The Garden of Earthly Delights, Majewski raggiunge i massimi vertici d'espressione (anche se Pokoj Saren - 1997, opera autobiografica di stampo teatrale, sta sicuramente al 3° posto) e sono gli unici film che hanno potuto godere di un rapidissimo passaggio anche qui in Italia (anche se poi, come al solito, non sono ancora stati distribuiti), grazie alla Città di Venezia: una retrospettiva sull'artista alla 52a edizione della Biennale d'arte nel 2007, dove è stato presentato il ciclo Blood of a Poet (33 brevi filmati riuniti in un'unica videoinstallazione, da cui è stato realizzato Glass Lips). Ma soprattutto il film a cui è dedicato questo post.
The Garden of Earthly Delights, girato a Venezia e realizzato con il supporto di Mestiere Cinema, ha vinto il Gran Premio della Giuria al Roma International Film Festival. Il film è tratto dal libro "Metaphysics" scritto dallo stesso Majewski e, a differenza di Glass Lips e Pokoj Saren (incentrati quasi totalmente sulla forma e l'impatto visivo, costruito da maestosi tableaux vivant), qui il contenuto è più evidente, indagando sul rapporto tra Claudia e Chris (i due attori, una bravissima Claudine Spiteri e Chris Nightingale, hanno deciso di dare i propri nomi alla storia). che si sviluppa attraverso arte e amore, erotismo e morte.
Lei è una storica dell'arte, esperta dei quadri di Bosch, lui, un ingegnere navale: i due s'incontrano a Londra e s'innamorano, ma quando Claudia scopre d'avere un male incurabile (un tumore alla gola, costantemente presente sotto le bende che ricoprono il collo della protagonista), i due decidono di trasferirsi a Venezia, dove la donna potrà trascorrere gli ultimi momenti della sua vita. Durante questo soggiorno, la passione di Claudia per il pittore fiammingo, si concentra sulla sua opera più surreale ed enigmatica, quel "Giardino delle Delizie" dove tutto è concesso (come dichiara la protagonista), trasformandosi in una ossessione che la porterà a ricreare e rivivere di persona le innumerevoli situazioni riffigurate nel dipinto. Il tutto con l'amorevole supporto di Chris, il quale riprenderà ogni momento, ogni minimo dettaglio ed ogni istante delle loro vite con la sua cinepresa. Quella cinepresa a mano, che con l'uso del digitale rende ancor meglio lo stile "vèritè" anche nei momenti più drammatici: "Io filmo tutto!" dichiara Chris al dottor Luigi Carrini che consiglia a Claudia di farsi ricoverare (frase quella del medico, curiosamente pronunciata in italiano con inconfondibile accento veneto). Quella cinepresa che Chris utilizza come atto d'amore e che mette in registrazione già dalla prima inquadratura, seguendo per 104 minuti gli ultimi giorni di vita della sua donna: il suo amore per l'arte, la forza che quest'ultima le dà per mantenersi aggrappata alla vita, i suoi stati d'animo, i cedimenti, il lento inesorabile aggravarsi della malattia che porterà al tragico, ma già annunciato finale. L'ultimo bacio verso quell'obiettivo che improvvisamente verrà oscurato dal rosso del sangue.
Ma anche se l'occhio della cinepresa si spegne con la vita di Claudia, resterà per sempre acceso nella vita di Chris: Claudia continuerà a vivere nei suoi ricordi, attraverso quelle registrazioni che hanno immortalato i vari momenti del loro soggiorno. Dalle loro escursioni in traghetto per la laguna fino al cimitero di San Michele (dove Majewski omaggia il compositore russo Igor Stravinsky, inquadrando la sua tomba) alle continue riflessioni di Claudia sull'arte. Un viaggio attraverso quell'arte che non si limita solamente a Bosch, ma che si estende con carellate che, nel corso della pellicola, esplorano altre opere (ricordando molto lo straordinario Arca Russa di Aleksandr Sokurov): dal Ritratto del doge Leonardo Loredan, di Giovanni Bellini, passando per Leonardo Da Vinci, fino all'arte contemporanea dove, in un magnifico piano-sequenza, Claudia s'intrattiene in un lungo monologo sul punto di non ritorno della Storia dell'Arte. Dietro di lei, una suggestiva parete bianca dipinta a spruzzi di rosso. Ma in particolar modo, resterà indelebilmente impresso il suo stato d'estasi di fronte alle "Quattro Visioni dell'Aldilà" di Bosch (in particolare alla tavola dell'Ascesa all'empireo) che accostati alla successiva immersione in preghiera, sono momenti di pura elevazione metafisica. 
Su tutto pero, spicca l'immenso desiderio di voler ricreare Il Giardino delle Delizie, reale, palpabile, vivo, la parte migliore del film (con sequenze memorabili che menzionerò nello speciale: Lech Majewski e Il Giardino delle Delizie), attraverso le pittoriche visioni dell'opera di Bosch, che nel film diventa il punto di forza centrale da cui il regista evoca i dettagli più surreali (eros e thanatos in primis), e il suggestivo sfondo del capoluogo veneto, anch'esso avvolto in un clima straniante, estraneo alle solite rappresentazioni (la sequenza del rospo in traghetto riporta al surrealismo di un Magritte). Chris riavvolge continuamente quel nastro con l'idea di non riavviarlo più, ma la tentazione è troppa, come la sofferenza e il tormento che lo distruggono interiormente (emblematica la sequenza dove il medico da la notizia della morte di Claudia), e Chris riavvia per tre volte la registrazione, con timore, mettendo in pausa prima che il medico finisca il suo discorso. 
Ma anche quando la cinepresa si spegne, intorno a lui rimane il ricordo di tutto il resto: il vestiario e le scarpe, che Chris custodisce nella valigia (quella valigia, anch'essa oggetto delle loro sperimentazioni), e che successivamente seppellisce nel parco dove più volte era stato, con la sua amata, la dove, su una panchina è incisa una frase: "In memory". In memoria di quell'amore, consumato tra le mura di quell'appartamento, tra le lenzuola del letto o sotto la cupola di nylon che li vedeva protagnisti di una delle loro rappresentazioni del quadro. La presenza è ancora forte, e anche se la cinepresa resta spenta, Claudia è sempre lì, tra quelle cose... con lui!
The Garden of Earthly Delights è la storia di una vita votata all'arte, e di un amore offerto a quella vita con struggente passione, con un inarrestabile tormento interiore, fino alla consapevolezza della verità!

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